Queste passioni che loro soli chiamano ancora amori
sono amori anch'essi, teneri e furiosi,
con particolarità curiose
che non hanno gli amori certi d'ogni giorno.
Eroiche anche più d'essi e meglio d'essi,
esse s'adornano di splendori d'anima e di sangue
tali che al confronto gli amori inquadrati
non sono che Riso e Gioco o bisogni erotici,
che vani proverbi, che un nulla da bimbi troppo viziati.
- "Ah! I poveri amori banali, animali,
normali! Gusti grossolani o frugali bulimie,
senza contare la stupidità della fecondità!" -
possono dire coloro che l'alto Rito consacra,
avendo conquistato la pienezza del piacere,
e l'insaziabilità del loro desiderio
che benedice la fedeltà del loro merito.
La pienezza! Costoro l'hanno superlativamente:
baci sazi, ingozzati, mani privilegiate
nella ricchezza delle carezze ripagate,
e questo divino finale annientamento!
Così sono i forti e i forti, l'abitudine
della forza li rende invitti al diletto.
Copioso, gustoso, debordante, il diletto!
Lo credo bene che loro l'abbiano, la pienezza!
E per esaudire i loro voti, ciascuno di loro, a turno,
compie l'azione suprema, ha la perfetta estasi
- talvolta la coppa o la bocca e talvolta il vaso -
estatico come la notte, fervente come il giorno.
I loro bei sollazzi sono grandi e gai. Niente crisi di quelle:
svenimenti, nervi. No: giochi coraggiosi, poi felici
braccia stanche attorno al collo, per meno languidi
che stretti sonni a due, tutti interrotti per ricominciare.
Dormite, innamorati! Mentre attorno a voi
il mondo disattento alle cose delicate,
rumoreggia o giace in sonnolenze scellerate,
senza neppure, è così sciocco!, essere geloso di voi.
E quei risvegli franchi, chiari, ridenti, verso l'avventura
di fieri dannati di un più magnifico sabba?
E salve, testimoni puri dell'anima in questa lotta
per l'affrancamento dalla greve natura!
sono amori anch'essi, teneri e furiosi,
con particolarità curiose
che non hanno gli amori certi d'ogni giorno.
Eroiche anche più d'essi e meglio d'essi,
esse s'adornano di splendori d'anima e di sangue
tali che al confronto gli amori inquadrati
non sono che Riso e Gioco o bisogni erotici,
che vani proverbi, che un nulla da bimbi troppo viziati.
- "Ah! I poveri amori banali, animali,
normali! Gusti grossolani o frugali bulimie,
senza contare la stupidità della fecondità!" -
possono dire coloro che l'alto Rito consacra,
avendo conquistato la pienezza del piacere,
e l'insaziabilità del loro desiderio
che benedice la fedeltà del loro merito.
La pienezza! Costoro l'hanno superlativamente:
baci sazi, ingozzati, mani privilegiate
nella ricchezza delle carezze ripagate,
e questo divino finale annientamento!
Così sono i forti e i forti, l'abitudine
della forza li rende invitti al diletto.
Copioso, gustoso, debordante, il diletto!
Lo credo bene che loro l'abbiano, la pienezza!
E per esaudire i loro voti, ciascuno di loro, a turno,
compie l'azione suprema, ha la perfetta estasi
- talvolta la coppa o la bocca e talvolta il vaso -
estatico come la notte, fervente come il giorno.
I loro bei sollazzi sono grandi e gai. Niente crisi di quelle:
svenimenti, nervi. No: giochi coraggiosi, poi felici
braccia stanche attorno al collo, per meno languidi
che stretti sonni a due, tutti interrotti per ricominciare.
Dormite, innamorati! Mentre attorno a voi
il mondo disattento alle cose delicate,
rumoreggia o giace in sonnolenze scellerate,
senza neppure, è così sciocco!, essere geloso di voi.
E quei risvegli franchi, chiari, ridenti, verso l'avventura
di fieri dannati di un più magnifico sabba?
E salve, testimoni puri dell'anima in questa lotta
per l'affrancamento dalla greve natura!
Questo testo è tratto da Parallélement del 1889 e rappresenta un esplicita difesas della dignità dell'amore omosessuale. Il testo è scritto sottoforma di codice, anche in considerazione dei tempi (i libri venivano sequestrati per oscenità per molto meno), ma chi è disposto a decifrarlo noterà che si basa sulla contrapposizione fra "essi", con i loro amori "normali" e noiosi, e "loro" con i loro amori franchi e dannati, accusati d'essere animali e banali, ma anch'essi degni del nome di amore. La traduzione inedita è di Mauro Terzi. Per chi volesse prendere visione del testo in lingua originale basta cliccare sull'immagine tratta dal film Total Eclipse (1995), che narra la storia d'amore tra Verlaine e Rimbaud e che vede fra i protagonisti Leonardo Di Caprio.
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