lundi 12 mars 2007

Er padre de li santi di Giuseppe Gioacchino Belli.


Er cazzo se pò dì radica, ucello,
Cicio, nerbo, tortore, pennarolo,
Pezzo-de-carne, manico, cetrolo,
Asperge, cucuzzola e stennarello.

Cavicchio, canaletto e chiavistello,
Er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo,
Attaccapanni, moccolo, bruggnolo,
Inguilla, torciorecchio, e manganello.

Zeppa e batocco, cavola e tturaccio,
E maritozzo, e cannella, e ppipino,
E ssalame, e ssarciccia, e ssanguinaccio.

Poi scafa, canocchiale, arma, bambino,
Poi torzo, cresscimmano, catenaccio,
Mànnola, e mi'-fratello-piccinino.

E te lascio perzino
Ch'er mi' dottore lo chiama cotale,
Fallo, asta, verga e membro naturale.

Quer vecchio de spezziale
Dice Priapo; e la su' moje pene,
Segno per dio che nun je torna bene.
NOTA: Giuseppe Gioacchino Belli nasce il 7 marzo 1791 a Roma, da Gaudenzio e Luigia Mazio. A seguito della proclamazione della Repubblica francese (1798), il piccolo Gioacchino si rifugia con la madre a Napoli dove, per una serie di vicissitudini, conoscono la miseria più nera. Tornato al potere papa Pio VII, il padre Gaudenzio Belli ottiene un buon incarico nel governo pontificio a Civitavecchia. All’età di tredici anni Gioacchino è mandato a scuola dai gesuiti al collegio romano e rimasto presto orfano d'ambedue i genitori, ottenne modesti impieghi privati e pubblici.Intorno al 1810, iniziò la sua carriera letteraria e fondò con altri l'Accademia Tiberina, nel quadro della arretratissima cultura locale, divisa fra sonetteria arcadica e gusto dell'antiquaria. A venticinque anni sposò senza amore e di malavoglia una ricca vedova, Maria Conti, dalla quale ebbe un unico figlio, Cito. Il matrimonio era d'altronde caldeggiato dal cardinale Consalvi, un potentissimo prelato che trova un’ottima sistemazione per il giovane Belli, sistemazione di cui il poeta aveva estremo bisogno. Raggiunta una discreta agiatezza poté dunque dedicarsi con maggiore impegno agli studi e alla poesia, un periodo durante il quale scrisse la maggior parte dei suoi inimitati “Sonetti romaneschi”. Per saperne di più cliccare sulla foto.

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Rob Woodcox

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