Bruce Bellas, better known as Bruce of Los Angeles, was a school teacher in
Brian Idol circa 1960sBruce Bellas, better known as Bruce of Los Angeles, was a school teacher in
Brian Idol circa 1960s
In 1994, he moved to Hong Kong where he worked as a project architect for Wong & Tai Associates Ltd and RTKL International Ltd before pursuing his interest in art and photography. In 1999, he co-founded the organization art collective Meli-Melo Artists Alliance (MMAA), to which he curated numerous art exhibitions with artists from Canada, Thailand and Hong Kong.
Eventually in 2001, he formed Norm Yip Photography and set up Studio 8 -- a semi-public photographic and art space located in the heart of Sheung Wan -- where he hosted private and selected exhibitions. Since then, he has exhibited in all three mediums of photography, acrylic painting and graphite.
As a photographer, Norm's work has appeared in HK Magazine, WHERE, Global Investor and American Express' Centurion magazine. Celebrities he has photographed include Zhang Yimou, Jennifer Lopez, Ricky Martin, Destiny's Child and Korean pop-star Rain.
To many, Norm is recognized for his fine art photographs of beautiful and sensuous Asian males. His work has been featured in 2Blue and Dreamboys 2, both special edition of Blue magazine, known for it’s excellence in fine art male photography. In 2005, Norm self-published “The Asian Male - 1.AM” – a photography book featuring nude and semi-nude images of Asian men that he photographed over a period of five years from 2000-2005.
The exhibition ‘Skin Deep’ is his first exhibition featuring new images of the male nude since the release of his photography book.
Scoperti nel 1972 nel mare Ionio a circa trecento metri dalla costa, i "BRONZI DI RIACE" devono il loro nome al comune di Riace, in Calabria, nei pressi del quale sono stati casualmente rinvenuti. Adagiati sul fondo marino a circa trecento metri dalla costa (la prima in posizione supina e l'altra quasi carponi) i due guerrieri sono stati recuperati e trasportati nel museo di Reggio Calabria, dopo una serie di episodi tragicomici.
a civiltà greca. Attribuiti dai più alla scuola di Fidia potrebbero raffigurare Castore e Polluce o personaggi realmente esistiti.
servando l'unico occhio superstite di una delle statue si può notare come per le cornee siano stati usati avorio e calcare mentre per iridi e pupille paste vitree e forse anche dell'ambra.











da ricercare nelle Highlands, ma non in epoca tanto remota come si potrebbe credere. Intorno al 1730 quella parte del territorio scozzese era una colonia irlandese, povera e ostile; i veri scozzesi abitavano le Lowlands. Quando gli inglesi iniziarono a sfruttare le foreste scozzesi presero a lavorare molti highlanders nelle fornaci che producevano carbone. L’abito di questi, che fino ad allora erano stati semplici pastori guerrieri, consisteva tutto in un plaid, una pezza rettangolare di stoffa lunga circa cinque metri, che veniva drappeggiata intorno al busto, poi intorno alle gambe e fissato in vita da una cintura. Nella seconda metà del ‘700, fu quello il momento in cui il cosiddetto «grande kilt» subì un’evoluzione in funzione di un più pratico utilizzo. Venne eliminata la pa
rte superiore e rimase un gonnellino tenuto dalla cintura. Il «kilt piccolo» così ottenuto pare nacque dall’idea di un magnate anglosassone, tale Rawlingstone, che riteneva che i suoi dipendenti avessero bisogno di una maggiore libertà di movimento per svolgere il lavoro. Dopo la sconfitta di Culloden nel 1746, con il Disarming Act il kilt, indumento tipico degli highlanders, fu messo al bando e per almeno una cinquantina d’anni non fu più indossato. Ne rimase traccia solo presso i reggimenti delle Highlands i cui soldati, necessariamente immuni dal Disarming Act, lo indossavano (e lo indossano tuttora) orgogliosi quando combattevano nell’esercito britannico. Verso fine secolo, abrogata la legge che proibiva l’uso del kilt, il fascino di quello che ben si adattava ad essere il simbolo di una nazione che non si arrendeva, fu riesumato da nobili e in
tellettuali, che ne fecero realizzare versioni raffinate. Il quotidiano The Times spiega che la tradizione secondo cui un vero scozzese non deve indossare nulla sotto il kilt è di origine militare. "A tutti i soldati che portavano il kilt era proibito recarsi ai piani superiori di autobus e tram per non spaventare le donne. Ogni giorno il reggimento veniva ispezionato da un ufficiale che con uno specchio, come se stesse verificando la presenza di una bomba